Una dinastia di potere e controversie

Nel complesso scacchiere del Medio Oriente, poche famiglie hanno avuto un impatto tanto profondo e controverso quanto i Netanyahu. Da Benzion a Benjamin, questa dinastia ha plasmato il destino di Israele per oltre sette decenni, lasciando dietro di sé una scia di polemiche, divisioni e un conflitto apparentemente senza fine.

Benzion Netanyahu: l’ideologo dell’intransigenza

La saga dei Netanyahu inizia con Benzion, nato nel 1910 a Varsavia. Trasferitosi in Palestina nel 1920, Benzion abbracciò la visione più radicale del sionismo, quella di Ze’ev Jabotinsky. Questa ideologia, che rifiutava categoricamente qualsiasi compromesso con la popolazione araba, gettò le basi per decenni di conflitto.

La Dottrina della Muraglia di Ferro

La “Dottrina della Muraglia di Ferro”, derivata dal pensiero di Jabotinsky e abbracciata da Benzion, sosteneva che gli arabi avrebbero accettato uno stato ebraico solo di fronte a una forza schiacciante. Questa visione militarista e intransigente ha alimentato un ciclo di violenza che persiste fino ad oggi.

Benzion argomentava che “gli arabi non rinunceranno mai alla Palestina… a meno che non si rendano conto che non hanno alcuna possibilità di vincere”. Questa convinzione ha giustificato decenni di politiche aggressive e di espansione territoriale, ignorando le aspirazioni e i diritti dei palestinesi.

L’influenza accademica e ideologica

Il lavoro accademico di Benzion, in particolare “Le origini dell’Inquisizione nella Spagna del XV secolo”, è stato criticato da molti storici per aver propagato una visione distorta dell’antisemitismo. La sua tesi principale – che l’antisemitismo fosse un fenomeno razziale piuttosto che religioso – è stata vista come un tentativo di giustificare politiche aggressive nei confronti dei palestinesi, dipingendoli come nemici implacabili con cui il dialogo è impossibile.

Durante il suo soggiorno negli Stati Uniti (1940-1948), Benzion svolse un ruolo cruciale nel movimento revisionista sionista, influenzando l’opinione pubblica e politica americana a favore di un approccio più aggressivo alla questione palestinese.

Benjamin Netanyahu: l’erede che ha perfezionato l’arte del conflitto

Benjamin “Bibi” Netanyahu, nato nel 1949, ha ereditato l’ideologia paterna, portandola alle estreme conseguenze nella sua lunga carriera politica. Il suo background militare nelle forze speciali Sayeret Matkal ha rafforzato una visione della sicurezza basata sulla forza bruta piuttosto che sul dialogo. Dopo il servizio militare, Netanyahu si trasferì negli Stati Uniti, laureandosi al MIT in architettura e management, una formazione che avrebbe influenzato le sue future politiche economiche.

Carriera militare e influenza sulla visione politica

La carriera militare di Netanyahu ha profondamente influenzato la sua visione politica e il suo approccio al conflitto:

  1. Servì nell’unità d’élite Sayeret Matkal dal 1967 al 1972, partecipando a operazioni segrete spesso in territorio nemico.

  2. Partecipò all’Operazione Inferno (1968) in Libano, un raid che mirava a distruggere aerei civili all’aeroporto di Beirut in rappresaglia per un attacco palestinese.

  3. Fu coinvolto nell’Operazione Regalo (1968) in Giordania, volta a sabotare una centrale idroelettrica come rappresaglia per attacchi di guerriglieri palestinesi.

  4. Partecipò all’Operazione Isotopo (1972), il salvataggio di ostaggi su un volo Sabena dirottato, dove fu ferito da fuoco amico.

  5. Durante la Guerra del Kippur (1973), tornò in Israele dagli Stati Uniti per combattere sul fronte del Canale di Suez.

Queste esperienze hanno rafforzato la sua convinzione nell’uso della forza militare come strumento primario per affrontare le minacce percepite da Israele.

Ascesa al potere e retorica divisiva

L’ascesa di Netanyahu al potere è stata caratterizzata da una retorica divisiva e spesso incendiaria. Durante la sua prima campagna per il ruolo di Primo Ministro nel 1996, Netanyahu fu accusato di aver contribuito indirettamente all’assassinio di Yitzhak Rabin con la sua retorica aggressiva contro gli Accordi di Oslo. La sua carriera politica è stata segnata da una notevole longevità: è stato Primo Ministro per la prima volta dal 1996 al 1999, per poi tornare al potere nel 2009 e mantenerlo, con una breve interruzione, fino ad oggi, diventando il primo ministro più longevo nella storia di Israele.

Come Primo Ministro, Netanyahu ha sistematicamente sabotato il processo di pace, nonostante la retorica occasionale sulla “soluzione dei due stati”. Le sue azioni hanno reso questa prospettiva praticamente impossibile:

  1. Espansione aggressiva degli insediamenti: Sotto i governi Netanyahu, la popolazione degli insediamenti in Cisgiordania è aumentata del 48% dal 2009 al 2021. Questa politica di colonizzazione ha frammentato il territorio palestinese, rendendo impossibile la creazione di uno stato palestinese contiguo e vitale. Nel solo 2020, nonostante la pandemia di COVID-19, sono state approvate oltre 12.000 nuove unità abitative negli insediamenti.

  2. Legge dello Stato-Nazione: Nel 2018, Netanyahu ha fatto approvare una legge che definisce Israele come “lo stato-nazione del popolo ebraico”. Questa mossa ha istituzionalizzato la discriminazione contro i cittadini arabi di Israele, che costituiscono circa il 20% della popolazione. La legge ha declassato l’arabo da lingua ufficiale a lingua con “status speciale” e ha affermato che “lo sviluppo di insediamenti ebraici è un valore nazionale”, legittimando ulteriormente l’espansione nelle terre palestinesi occupate.

  3. Sabotaggio degli accordi di Oslo: In un video del 2001, trapelato anni dopo, Netanyahu si vantava di aver “fermato” gli accordi di Oslo. “Ho de facto messo fine agli accordi di Oslo”, affermava, dimostrando la sua mancanza di buona fede nei negoziati e il suo impegno a minare il processo di pace.

Politica estera: aggressività e destabilizzazione regionale

La politica estera di Netanyahu è stata caratterizzata da un’aggressività senza precedenti e da azioni che hanno spesso destabilizzato gli equilibri regionali e internazionali:

  1. Relazioni con gli Stati Uniti: Netanyahu ha perseguito una strategia di polarizzazione nei rapporti con gli USA, coltivando stretti legami con il Partito Repubblicano, in particolare durante l’amministrazione Trump. Questo ovviamente non ha lasciato Israele senza supporto USA durante le amministrazioni democratiche. Questo grazie al continuo lavoro di lobbying dell’AIPAC che ha finanziato e continua a finanziare in modalità bypartisan.

  2. Opposizione bellicosa all’accordo nucleare iraniano: Netanyahu ha condotto una campagna aggressiva e senza compromessi contro l’accordo nucleare con l’Iran del 2015. Il culmine di questa opposizione è stato il suo discorso controverso al Congresso americano, tenuto senza l’approvazione dell’allora presidente Obama, una mossa che ha gravemente danneggiato le relazioni con un alleato chiave e ha isolato Israele sulla scena internazionale. Questa azione ha anche aumentato le tensioni regionali, portando il Medio Oriente più vicino a un potenziale conflitto.

  3. Accordi di Abramo e marginalizzazione palestinese: Mentre Netanyahu ha presentato gli accordi di normalizzazione con UAE, Bahrain, Sudan e Marocco come un trionfo diplomatico, questi hanno di fatto rappresentato un’aggressiva manovra per isolare ulteriormente i palestinesi. Bypassando la questione palestinese, Netanyahu ha cercato di ridisegnare gli equilibri regionali a favore di Israele, ignorando le rivendicazioni palestinesi e consolidando l’occupazione dei territori.

  4. Politica aggressiva verso Gaza: Netanyahu ha perseguito una politica di confronto continuo con Gaza, conducendo ripetute operazioni militari che hanno causato numerose vittime civili e devastazioni, senza risolvere le cause profonde del conflitto.

  5. Espansionismo nei territori occupati: Nonostante le condanne internazionali, Netanyahu ha aggressivamente promosso l’espansione degli insediamenti nei territori occupati, minando attivamente qualsiasi possibilità di una soluzione a due stati e sfidando apertamente il diritto internazionale.

Questa politica estera aggressiva ha non solo aumentato l’isolamento di Israele sulla scena mondiale, ma ha anche contribuito a creare un clima di tensione costante nella regione, rendendo più difficile ogni prospettiva di pace duratura e mettendo a rischio la stabilità dell’intero Medio Oriente.

I casi di corruzione

La carriera di Benjamin Netanyahu è stata costellata di scandali e accuse di corruzione che hanno minato la fiducia pubblica nelle istituzioni israeliane. Nel 2019, è stato incriminato per frode, abuso di fiducia e corruzione in tre casi separati:

  • Caso 1000: Accettazione di regali di lusso per un valore di circa 200.000 dollari da magnati come il produttore di Hollywood Arnon Milchan, in cambio di favori politici.

  • Caso 2000: Negoziazione di una copertura mediatica favorevole con Arnon Mozes, editore del quotidiano Yedioth Ahronoth, in cambio di una legislazione che avrebbe danneggiato un giornale rivale.

  • Caso 4000: Concessione di favori regolatori del valore di centinaia di milioni di dollari a Bezeq, il più grande gruppo di telecomunicazioni israeliano, in cambio di una copertura positiva sul sito di notizie Walla, di proprietà di Bezeq.

Nonostante queste gravi accuse, Netanyahu si è aggrappato al potere, utilizzando la sua posizione per attaccare il sistema giudiziario e minare lo stato di diritto in Israele. Ha definito le indagini una “caccia alle streghe” e ha tentato di far passare una legge che gli avrebbe garantito l’immunità dall’accusa mentre era in carica.

Nonostante le controversie e le accuse, Netanyahu ha dimostrato una straordinaria capacità di sopravvivenza politica, guadagnandosi il soprannome di “Il Mago”. Il suo stile di leadership, spesso descritto come autoritario, si è caratterizzato per un uso abile dei media e una tendenza a personalizzare il potere, presentandosi come indispensabile per la sicurezza di Israele.

Altri membri della famiglia Netanyahu: potere e scandali

L’influenza e le controversie della famiglia Netanyahu non si limitano a Benzion e Benjamin. Altri membri della famiglia hanno ricoperto posizioni di potere o sono stati coinvolti in scandali, contribuendo a consolidare l’immagine di una dinastia che ha profondamente influenzato – e talvolta turbato – la vita politica e sociale israeliana.

Yonatan Netanyahu (1946-1976)

Fratello maggiore di Benjamin, Yonatan (noto come “Yoni”) è stato un ufficiale dell’esercito israeliano morto durante l’Operazione Entebbe in Uganda. Sebbene sia considerato un eroe nazionale in Israele, la sua figura non è esente da controversie:

  1. Alcune fonti hanno messo in discussione l’effettiva necessità del raid di Entebbe, suggerendo che potesse essere stata trovata una soluzione diplomatica.

  2. Il ruolo di Yonatan nell’operazione e le circostanze della sua morte sono stati oggetto di dibattito, con alcune voci che suggeriscono che la sua leadership durante la missione non fosse stata ottimale.

Sara Netanyahu (nata nel 1958)

Moglie di Benjamin Netanyahu, Sara è stata al centro di numerosi scandali e controversie:

  1. Abuso di fondi pubblici: Nel 2019, Sara è stata condannata per uso improprio di fondi statali. Ha accettato un patteggiamento che prevedeva il rimborso di circa $15,000 allo stato per aver ordinato pasti di lusso da ristoranti esterni, violando le regole della residenza del primo ministro.

  2. Maltrattamento del personale: Numerosi ex dipendenti della residenza del primo ministro hanno accusato Sara di abusi verbali e trattamenti umilianti. Nel 2016, un tribunale del lavoro israeliano ha riconosciuto le accuse di un ex maggiordomo, ordinando un risarcimento di circa $42,000 per abusi e umiliazioni.

  3. Influenza impropria: Sara è stata accusata di esercitare un’influenza impropria sulle decisioni politiche del marito. Secondo varie fonti, avrebbe avuto voce in capitolo su nomine governative e decisioni strategiche, senza avere alcun ruolo ufficiale o competenza riconosciuta.

Yair Netanyahu (nato nel 1991)

Figlio maggiore di Benjamin e Sara, Yair è diventato una figura controversa nella politica israeliana:

  1. Post sui social media: Yair è noto per i suoi post provocatori e spesso offensivi sui social media. Nel 2017, ha pubblicato un meme antisemita su Facebook, scatenando indignazione in Israele e all’estero.

  2. Scandalo dello strip club: Nel 2018, è emersa una registrazione audio in cui Yair, in evidente stato di ebbrezza, faceva commenti inappropriati sulle donne e si vantava che suo padre avesse fatto approvare un affare da 20 miliardi di dollari per un magnate del gas.

  3. Causa per diffamazione: Nel 2019, Yair è stato condannato a pagare 286,000 shekel (circa $82,000) in danni a un ex giornalista di sinistra che aveva diffamato su Facebook.

Iddo Netanyahu (nato nel 1952)

Fratello minore di Benjamin, Iddo è un medico, autore e drammaturgo. Sebbene meno coinvolto direttamente in politica, ha contribuito a plasmare la narrativa familiare:

  1. Opere letterarie: Iddo ha scritto diverse opere che trattano temi storici e nazionalistici, contribuendo indirettamente a rafforzare la visione politica della famiglia.

  2. Difesa del fratello: In diverse occasioni, Iddo ha difeso pubblicamente le politiche controverse di Benjamin, agendo come una sorta di portavoce

Conclusione – Parte 1

Mi scuso con i lettori per l’articolo eccessivamente lungo. I media mainstream faticano a dare risalto a molte notizie che nelle quotidianità continuano a modificare la vita quotidiana di molte persone. Figurarsi cercare di capire ed approfondire il legame a doppio filo che lega la famiglia Netanyahu ad Israele e di conseguenza come questo sia strettamente collegato a quello che è successo e succede nel panorama internazionale.

Tra 48 ore pubblicheremo la seconda parte di questo speciale richiestomi da un abbonato del blog.

Stay tuned

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